Tag: bambine, bambini, bambini indigenti, diritti umani, donna, emarginazione, emigranti, famiglia, misericordia, pace, papa Francesco, solidarietà, speranza, stranieri
22-09-2021“Verso un noi sempre più grande”: questo il tema del Messaggio di papa Francesco per la 107° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebra il 26 settembre.
Da più di un secolo la Chiesa celebra questa Giornata. Un’occasione di preghiera per una categoria umana da sempre vulnerabile e bisognosa di sostegno, ma anche uno stimolo per aumentare la consapevolezza e agire concretamente a favore di chi è “in movimento” sulla nostra terra.
La questione migranti e rifugiati non può essere ignorata. E mentre il dibattito politico su questo tema scade troppo spesso in prese di posizione ideologiche, gli eventi globali ne mettono in luce l’urgenza e, non di rado, la drammaticità. È il caso di queste ultime settimane, con la tragedia dell’Afghanistan, delle centinaia di migliaia di persone in fuga da un Paese perennemente martoriato.
Scrive papa Francesco nel Messaggio per la Giornata: «Siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità. Per questo colgo l’occasione di questa Giornata per lanciare un duplice appello a camminare insieme verso un noi sempre più grande, rivolgendomi anzitutto ai fedeli cattolici e poi a tutti gli uomini e le donne del mondo».
Tag: bambine, bambini, bambini indigenti, comunicazione, cultura, dialogo, diritti umani, emarginazione, emigranti, giustizia, istruzione, minori, misericordia, rom, solidarietà, speranza, Vangelo
08-04-2021Oggi, 8 aprile, ricorre la Giornata internazionale di rom, sinti e camminanti, istituita dalla Nazioni Unite per celebrare la cultura rom e per tenere alta l’attenzione sui problemi e le discriminazioni subite da questo popolo perseguitato da sempre.
Il nazismo ne sterminò almeno 220 mila nella sua foga omicida.
Nel mondo attualmente si contano 22 milioni di persone Rom, di cui 12 milioni solo in Europa, dove costituiscono la minoranza etnica più diffusa.
La data dell’8 aprile, come Giornata internazionale dedicata a rom e sinti, fu istituita nel 1990, durante il quarto congresso mondiale della International Romani Union.
La ricorrenza si pone l’obiettivo di ribadire i diritti di questo popolo, anticamente originario dell’India del nord, unito dalla lingua romanì.
Tag: cultura, dialogo, diritti umani, discriminazione, donna, emarginazione, emigranti, giustizia, istruzione, media, minori, pace, razzismo, rom, schiavitù, solidarietà, speranza
09-11-2019Il 9 Novembre di ogni anno è stata proclamata dalle Nazioni Unite la Giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo. L’obiettivo è quello di non abbassare l’attenzione contro le contemporanee forme di fascismo ancora presenti in tutta Europa e, in generale, contro ogni discriminazione e razzismo.
I vari episodi di violenza ed emarginazione che a cadenza quasi quotidiana accadono ancora oggi come le aggressioni nei confronti degli omosessuali o i raid punitivi contro i campi nomadi, sono spessi sottovalutati ed etichettati come fatti sporadici. Per questo ricordare il passato significa saper leggere il presente e investire in cultura per prevenire nel futuro.
Tag: bambine, bambini, bambini indigenti, diritti umani, discriminazione, emarginazione, emigranti, famiglia, giustizia, istruzione, malati, papa Francesco, poveri, povertà, sfruttamento, solidarietà, speranza
14-06-2019“La speranza dei poveri non sarà mai delusa”, questo il tema del messaggio di papa Francesco per la Giornata.
Il Papa, elencando le povertà del nostro secolo che riguardano milioni di persone nel mondo, pensa alle famiglie costrette a emigrare per cercare lavoro; ai bambini «violentemente separati dai genitori per un brutale sfruttamento»; ai giovani disoccupati «per politiche economiche miopi»; ai milioni di immigrati «vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza» e ai senza dimora emarginati.
«Quante volte vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo – scrive Francesco −, diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo. Si è giunti perfino a teorizzare e realizzare un’architettura ostile in modo da sbarazzarsi della loro presenza anche nelle strade, ultimi luoghi di accoglienza».
Ancora, il pontefice coglie anche l’occasione per condannare il caporalato che coinvolge ogni anno, specie nel sud Italia, migliaia di immigrati costretti a lavorare per ore sotto il sole cocente, «ricompensati con una paga irrisoria; non hanno sicurezza sul lavoro né condizioni umane che permettano di sentirsi uguali agli altri».
Tag: carcere, comunicazione, diritti umani, emarginazione, emigranti, famiglia, formazione, giustizia, media, misericordia, solidarietà, speranza, Un seme per rinascere, vita
27-01-2019Paoline Onlus, sede di Palermo, insieme con l’Istituzione Teresiana, da alcuni anni, porta avanti un progetto rivolto ai giovani dell’Istituto Penale Minorile (IPM) di Caltanissetta: “Un seme per rinascere”.
Come scrive sr Fernanda Di Monte, fsp, si tratta di una iniziativa di formazione per riqualificare il tempo trascorso nel carcere e accompagnare i giovani nell’educazione, nella formazione umana e interiore.
Tag: comunicazione, diritti umani, donna, emigranti, giustizia, immigrati, Lavoro, minori, pace, popoli e Paesi in via di sviluppo, speranza
09-12-2018Si celebra il 10 dicembre la Giornata mondiale dei Diritti umani. Tale data è stata scelta per ricordare la proclamazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani, il 10 dicembre 1948. Si parla di tutti i diritti dell’uomo, a partire dal primo e fondamentale diritto alla vita.
Ci sono poi i diritti al cibo, all’assistenza sanitaria, alla casa, al lavoro, alla libertà di coscienza e di espressione e, lontano ancora dall’essere concesso in larga parte del mondo, il diritto alla libertà religiosa. Perfino nei Paesi occidentali si registra la violazione di alcuni diritti fondamentali. Per questo le Nazioni Unite in questa giornata invitano a non abbassare la guardia, e a dare ciascuno in proprio contributo per il rispetto dei diritti di ogni individuo.
Tag: comunicazione, emarginazione, emigranti, giustizia
17-05-2017
Il 15 maggio 2017, alle 18.30, a Roma, le Paoline hanno consegnato il Premio a BEPPE FIORELLO, attore e produttore cinematografico, per la sua scelta etica nelle storie da raccontare. Attraverso l’arte del cinema ha rappresentato i grandi cittadini del nostro tempo, uomini comuni che hanno vissuto un forte impegno civile e religioso. Si batte sempre per la verità schierandosi dalla parte degli ultimi.
Il Premio viene assegnato dall’Associazione Comunicazione e Cultura Paoline ONLUS con cadenza annuale, a quegli operatori dei media, registi, giornalisti, scrittori, artisti, cantanti, sacerdoti, o associazioni culturali che si segnalano per aver dato la migliore espressione concreta, con un’opera o una attività, al Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. L’evento è inserito nelle iniziative della Settimana della Comunicazione, realizzata a livello nazionale dalle Paoline e Paolini.
Nella Chiesa degli artisti a Roma (P.za del Popolo), dove si è svolta la premiazione, hanno preso la parola anche il prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, monsignor Dario Edoardo Viganò; la presidente della Rai, Monica Maggioni e il direttore di Repubblica, Mario Calabresi. L’incontro è stato introdotto da don Walter Insero, portavoce del vicariato di Roma, e moderato da Vincenzo Corrado, direttore del Servizio Informazione Religiosa.
di Maria Daniela Cavuto
Foto di Sergio Trenna
Una popolare canzone di un centinaio di anni fa, trattava dei nostri emigranti e delle loro fatiche, prima del viaggio poi dell’inserimento. In cento anni, 26 milioni di italiani sono partiti prima per le Americhe e poi per l’Europa. La motivazione sempre la stessa: la miseria, non solo personale ma anche di un paese che non riusciva a garantire sviluppo familiare e sociale adeguati. Altro fattore di rischio per la dignità di questi disperati: l’ignoranza. Poveri, davvero, vendevano le loro misere cose per pagare biglietto e, a volte, anche pseudo “sensali” di lavori che, forse, non sarebbero mai arrivati e comunque non nel modo e con il benessere promesso. Ignoranti di tutto, dall’alfabeto alla lingua, alle realtà straniere che li attendevano.
In terra straniera venivano usati, abusati e molti cedevano alla criminalità e iniziavano a delinquere per sopravvivere e forse sperare di vivere meglio domani… Governi che non proteggevano nessuno, nemmeno la dignità della propria gente, il diritto insito nell’esistenza della persona non esisteva per loro. Ieri, noi italiani, “sporchi brutti e cattivi” e anche pericolosi, da emarginare, anche i bambini.
I nostri migranti, nostri nonni, in qualche modo noi, retaggi socio-culturali che ancora ci accompagnano quando visitiamo paesi stranieri. Oggi, noi Italiani assediati da una moltitudine di poveri, “sporchi brutti e cattivi”, che violano come possono le nostre fragili frontiere. L’Italia, terra promessa per chi nelle proprie terre non trova possibilità, sostegno, organizzazione economica, tenore dignitoso di vita.
Ancora noi, che però oggi facciamo fatica, quando ciò accade, per capire ed accettare i poveri che invadono il nostro paese: razzismo. Troppo facile ridurlo a questo tema di per sé forte e importante, troppo facile dimenticare o far finta di non sapere ciò che per noi è stato, troppo facile avere paura dei diversi da noi, condannarli, ripudiarli, dimenticare o far finta di non sapere ciò che significa per loro, oggi , emigrare. Questo tema è discusso e discutibile, se ne trovano testimonianze, racconti, documenti in ogni luogo e il web ci rimanda anche immagini incredibili.
Non è possibile non sapere, non è possibile non paragonare, non dovrebbe essere possibile giudicare, condannare, rigettare. Un interrogativo sorge spontaneo, cosa imparare da questa incredibile storia che si ripete?
Quale sentimento coltivare nei nostri cuori e nelle nostre menti per far si che tutto ciò non sia vissuto invano, le storie e le sofferenze dei nostri avi, le storie e le sofferenze dei nostri contemporanei, immigrati stranieri, nella nostra terra, le storie e le sofferenze delle nostre relazioni con il diverso che ci vive accanto?
Esiste un sito, americano, incredibile che con una semplice e veloce registrazione fa accedere agli archivi della ben nota Ellis Island, avamposto di contenimento e gestione degli italiani che arrivavano in America dopo settimane, mesi di “bastimento” stracolmi di gente costretta a navigare sottocoperta, senza assistenza e nemmeno igiene. Lì i nostri connazionali, bambini compresi, venivano messi in quarantena, visitati fisicamente e psichicamente, schedati meticolosamente e poi, quelli sani ed in grado di lavorare, venivano accolti nella “terra promessa” la Merica, e gli altri rimandati in patria con una sorte ben peggiore di quando erano partiti, perché non avrebbero più trovato né case né terreni, venduti per pagare biglietto e pratiche burocratiche governative per l’espatrio.
Ellis Island.org, digiti i tuoi dati, entri, leggi la storia del luogo, che in fondo è quella del mondo, vai sul form di ricerca, digiti un nome della tua famiglia, il tuo cognome, fai il ben noto invio e compare una serie di cognomi tutti uguali a quello che cerchi, i nomi con accanto i luoghi di nascita, di partenza, il giorno di arrivo, le loro condizioni fisiche psichiche ed economiche, e, sì anche quanti dollari avevano in tasca.
Leggi il tuo cognome in quella stana lista che sa di storia e di dolore, con sgomento evidenzi qualcuno che forse appartiene alla tua personalissima storia e pensi, cento ani dopo qui, sul web, a chiedersi tutto e in fondo niente che il nostro cuore non abbia già indagato. Razzismo, straniero, integrazione, il tempo che passa e lenisce le ferite, le nostre, quelle altrui, possiamo fare molto perché queste ferite guariscano prima e con il nostro aiuto, a volte difficile da dare, riscattare noi stessi senza dimenticare, ma per accettare.