Le socie Valentina e Francesca, accreditate alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia per conto di Comunicazione e Cultura Paoline ODV, riassumono in queste schede le loro impressioni e i loro commenti:
I film in programmazione alla Mostra di Venezia 79 hanno proposto, come in un viaggio, rotte interessanti che hanno saputo emozionare come il film To the nord presentato nella sezione Orizzonti. Realizzato da Mihai Mincan ha tenuto lo spettatore 120 minuti col fiato sospeso seguendo il protagonista Dimitru, giovane rumeno, interpretato da Nikolai Becker, salito clandestinamente su di una nave da carico col desiderio di raggiungere l’America. Ispirato a vicende realmente accadute, lo psicothriller si svolge sull’oceano Atlantico. Il nostromo filippino Joel (Soliman Cruz), scopre il ragazzo e, rovistando fra le sue cose, trova una bibbia. Questo lo farà decidere ad aiutarlo secondo i principi di solidarietà umana e compassione cristiana. Tale scelta mette a rischio il proprio lavoro e quello dei suoi colleghi. Gli armatori taiwanesi, infatti, non si fanno scrupoli a sbarazzarsi dei viaggiatori indesiderati.
Ma chi difenderà Joel dal giovane nel caso in cui sia disposto a tutto pur di raggiungere la sua meta? Lo spettatore è dalla parte del marinaio che cerca di salvare una vita ma il capitano della nave sospetta che Joel stia nascondendo qualcuno e lo ammonisce: “Un marinaio in mare non può avere il cuore troppo tenero, uno sconosciuto potrebbe anche uccidere tutti i membri dell’equipaggio”.
Il finale a sorpresa lascia l’amaro in bocca: Joel sperimenterà come la teoria sia ben diversa dalla realtà perché si tratta di capire quale persona hai davanti, di cosa è capace, quali sono le sue vere intenzioni.
In viaggio di Gianfranco Rosi, presentato fuori concorso racconta con materiale di repertorio e girato da lui i viaggi di Papa Francesco in nove anni di pontificato.
Attraverso il documentario, ripercorriamo gli itinerari più significativi che, nonostante l’età e la salute non solida di Francesco, hanno riguardato complessivamente 59 paesi. Quella che emerge è la figura di un Pontefice attento alle tematiche più attuali quali la povertà, le guerre, le migrazioni e non tralascia di approfondire i temi relativi all’ambiente. Attraverso le sue missioni apostoliche, si fa prossimo come un buon samaritano verso chi è colpito da calamità di vario genere.
Il regista, che ha vinto il Leone d’oro per il miglior film nel 2013 con “Sacro GRA”, attento alle tematiche dell’esclusione sociale, fa emergere la vicinanza di Bergoglio alle popolazioni più colpite dalle sofferenze. “La povertà non è una fatalità” afferma Papa Francesco esortando le persone a reagire per realizzare ciò che può soddisfare i propri bisogni. Sprona le persone al dialogo e all’amicizia sociale per costruire insieme un mondo migliore: “Il futuro o sarà insieme o non sarà”. Ai carcerati in Messico ha dato una speranza affermando: “Chi ha sperimentato l’inferno può diventare un profeta nella società. […] Non ditemi perché siete qua ma a quale scopo. Avete provato la forza del dolore e del peccato, sperimentate la forza della resurrezione”.
Gianfranco Rosi si mette, in un certo qual modo, alla sequela del Papa. Subito dopo il primo viaggio apostolico del Pontefice a Lampedusa, il regista gira “Fucoammare” ambientato sull’isola luogo di accoglienza per chi peregrina nel Mediterraneo e vince l’orso d’oro per il miglior film a Berlino. Poi, in perfetta sintonia, entrambi si recano in Medio Oriente dove, il Pontefice presta ascolto alle problematiche delle popolazioni provate dai conflitti ed il regista realizza “Notturno” sullo stesso tema.
La presenza del Papa nei momenti in cui gli eventi si presentano con maggiore rilevanza ed urgenza fa riflettere, conferisce maggior risalto agli occhi dell’opinione pubblica ad argomenti universali e consola un’umanità stanca ed oppressa da vicende drammatiche che si sente considerata ed accettata.
Nel film Las leonas presentato alle Notti Veneziane, le registe Isabel Achaval e Chiara Bondì raccontano la storia di alcune donne straniere che vivono a Roma lavorando come badanti e domestiche.
Una straordinaria passione per il calcio le accomuna. Sono fortemente determinate ad affrontare allenamenti estenuanti e riscattano in questo modo la propria esistenza segnata dalla lontananza dal loro paese di origine e dai propri cari. Ci trasmettono l’ebrezza di praticare sport a livello agonistico, il senso del sacrificio, lo spirito di gruppo. Quella che viene comunicata è l’immagine di vere e proprie lottatrici che, attraverso i loro sforzi reagiscono tirando fuori una grinta che le rende protagoniste della propria vita. Riescono così a trovare la motivazione per superare le difficoltà quotidiane.
Nella sequenza della premiazione del torneo che dà il nome al film, in un piccolo cameo, compare Nanni Moretti che conferisce le coppe alle vincitrici entusiaste con gli occhi brillanti di felicità. Lo stesso sguardo e la stessa euforia li abbiamo percepiti in sala durante l’applauso finale, presenti le attrici, interpreti di se stesse, e Nanni Moretti.
La pellicola Amanda presentata nella Sezione Orizzonti Extra, opera prima della sceneggiatrice e regista milanese Carolina Cavalli, affronta con ironia e poesia la determinazione di una ragazza di 24 anni, interpretata da Benedetta Porcaroli, ad uscire dalla propria solitudine esistenziale. La protagonista attraversa il passaggio all’età adulta con una profonda sensazione di smarrimento: non trova nessun interlocutore che la sappia aiutare a capire la sua vera identità.
Un’enorme abitazione riccamente arredata è lo sfondo scelto dalla regista per far incontrare Amanda durante i pasti con la famiglia: i genitori per lo più silenti si interrogano su cosa fare vedendola inquieta mentre la sorella la sprona ad occuparsi delle farmacie di famiglia. L’unica persona con la quale dialoga veramente è l’affettuosa e matura governante filippina che le suggerirà di trovare un’amica della sua stessa età. La ragazza si ingegna con tenacia per ricostruire il rapporto con Rebecca, la sua migliore amica di infanzia. A causa del trasferimento a Parigi per il lavoro dei suoi genitori si erano perse di vista. Scopriamo che Rebecca ha trascorso un’adolescenza tormentata e sua madre, interpretata da Giovanna Mezzogiorno, è alla ricerca di un proprio equilibrio trovandosi anch’essa, sola a sua volta. Questa esprime il suo disagio realizzando opere che hanno come soggetto delle figure umane avviluppate su sè stesse con colori scuri, in una villa austera e quasi priva di luce. La sensazione che lo spettatore ha è di claustrofobia, come quella provata dalle protagoniste durante lo sviluppo della vicenda che comunque si conclude in modo positivo perchè Amanda trova lavoro, riesce a costruire un rapporto di complicità con Rebecca ed incontrerà un ragazzo con cui entrerà in sintonia, anche se in un modo un po’ goffo e contorto, come gli stessi personaggi.
All’interno del ricco programma della mostra notevoli sono le istallazioni di Venice Immersive Competition, parallela ai film e dedicata alle opere XR – Extended Reality, realizzata sull’Isola del Lazzaretto Vecchio. Lo spettatore nell’istallazione Space explorers: The ISS Eperience per la regia di Félix Lajeunesse e Paul Raphaël, attraverso un visore 3D ed un sofisticato software di augmented reality, ha potuto passeggiare nello spazio durante una missione dell’equipaggio dello Space Shuttle vedendo con i propri occhi la luna, la terra e i diversi pianeti.
L’istallazione Mrs. Benz per la regia di Eloise Singer ci ha fatto tornare in dietro nel tempo alla fine dell’800 apprendendo come fu Berta Benz, la moglie del più celebre Ing. Karl Benz, ad insistere per la diffusione dell’innovativa idea della carrozza senza cavalli realizzata dal marito verso un’opinione pubblica diffidente e poco lungimirante.
Quest’anno la 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, come da programma, ci ha consentito di viaggiare nel tempo e nello spazio appassionandoci alle vicende dei vari personaggi, protagonisti dei film che ci hanno saputo far emozionare e sono entrati nelle nostre vite come compagni di viaggio che ci hanno consentito di ampliare i nostri orizzonti e vivere con più arte, perché quella di vivere è proprio un’arte che non si finisce mai di imparare.